A determinare la trasformazione che porta alla fioritura, sono due tipologie di fattori quelli di tipo endogeno (propri della pianta: dimensioni, ormoni, ritmi circadiani) e quelli di tipo ambientale: la temperatura, la vernalizzazione (processo di conservazione del seme dormiente a temperature fredde) e il fotoperiodo (ore di luce necesssarie alla pianta per fiorire). In base a quest’ultimo, le piante vengono classificate in neutrodiurne, brevidiurne e longidiurne.
Molte piante, infatti, fioriscono solo se esposte giornalmente a cicli di luce e di buio di determinata durata. Se esse fioriscono quando la lunghezza del giorno supera una certa soglia, detta critica (generalmente compresa tra 12 e 14 ore), vengono definite longidiurne; se invece fioriscono quando la lunghezza delle ore di luce scende al di sotto della soglia critica, vengono dette brevidiurne; se, infine, esse fioriscono indipendentemente dalle ore di luce e vengono definite specie neutrodiurne. Questo meccanismo, reso possibile dalla mediazione di un pigmento detto fitocromo, consente alle piante di avviare la fioritura nella stagione più propizia, che alle latitudini medie, è proprio la Primavera!
È quindi una combinaizione di giuste condizioni, tra cui ore di luce e temperatura, che permette all’orologio biologico della pianta di produrre gli ormoni che inducono la formazione dei fiori e l’apertura dei petali , in modo che sia possibile l’esposizione agli agenti impollinatori per la fecondazione.