Nel 1908, proprio l’8 marzo, 129 operaie di un’industria di New York rimasero uccise in un incendio, mentre protestavano per le condizioni di lavoro indegne a cui erano sottoposte. Da allora, l’8 marzo è diventata la giornata ufficiale dedicata alle donne.
Ma perché, tra i tanti fiori, proprio la mimosa è stata scelta come “regalo doc” per questa giornata?
Secondo alcuni, perché nei pressi della fabbrica bruciata nel 1908 cresceva proprio un albero di mimosa. Tuttavia l’ipotesi più accreditata è di carattere più storico che simbolico.
Sono state le italiane a eleggere la mimosa “pianta delle donne”. Nel 1946, l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) cercava un fiore che potesse celebrare la prima Festa della donna del dopoguerra. La scelta fu quasi obbligata: la mimosa è una delle poche piante a essere fiorita all’inizio di marzo
La mimosa è, infatti, un fiore molto delicato. Per farla durare più a lungo potete utilizzare un piccolo trucchetto, con un coltellino affilato eliminate tutte le foglie rovinate e quelle alla base dei rametti, questi, infatti, marciscono più rapidamente perché sono a contatto con l’acqua del vaso, poi immergetela in abbondante acqua pulita, fresca e inacidita con due gocce di limone. Il vaso va poi collocato in piena luce, ma lontano dalle fonti di calore, come i termosifoni. La mimosa è una pianta che rilascia molta acqua attraverso la traspirazione, quindi bisogna evitare che ne perda troppa e troppo velocemente, continuando a offrirgliene di nuova e collocandola in un ambiente fresco e umido. Diversamente seccherà molto in fretta.
Inoltre, pur avendo bisogno di luce, la mimosa non ha bisogno di temperature elevate. Non a caso, le foglie, che sono a loro volta composte da tante piccole foglioline, si ritraggono se la temperatura supera i 20°C. Questo, di nuovo, per evitare di perdere troppa acqua e di morire più velocemente.