Per capire perchè da noi il crisantemo è “il fiore dei morti”, al di là della coincidenza fra periodo di fioritura e ricorrenza dei defunti (il 2 novembre), occorre ricordare un’antica tradizione.
Nelle valli lariane (in Lombardia) cresce spontaneo il Chrysanthemum vulgare, detto Tanaceto o Atanasìa, che in greco significa immortale.
Alessandro de Theis, nel suo Glossario botanico, già nel 1815 annotava che a questa pianta erbacea aromatica «venne dato tal nome perché il suo fiore si conserva a lungo senza appassirsi».
La sua fioritura simboleggia dunque la continuità della vita dopo la morte.
Da qui l’usanza di usarli come fiori decorativi delle tombe dei piccoli cimiteri delle valli del Lario. Usanza che poi si è diffusa in tutta Italia.
Un’altra varietà, il Chrysanthemum coronarium, era utilizzata dagli antichi Greci per onorare luoghi di culto e statue di eroi.
Dunque il crisantemo è un fiore veramente “per ogni occasione”, utili per abbellire, ma anche per emozionare, sia per le occasioni tristi, che per quelle gioiose.
Ma anche da noi sembra che le cose stiano cambiando. Non solo infatti tali fiori abbelliscono sempre più frequentemente solai, balconi e piazze, ma entrano nelle case e nelle chiese per feste e matrimoni, e persino nelle sfilate di moda.